Don Luciano Labanca”La traversata, dalla paura al timore”

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (23/06/2024) Liturgia: Gb 38, 1.8-11; Sal 106; 2Cor 5, 14-17; Mc 4, 35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Commento

Dopo l’insegnamento in parabole avvenuto a Cafarnao e sul quale ci siamo soffermati domenica scorsa, nel brano odierno troviamo l’invito di Gesù rivolto ai discepoli a passare all’altra sponda del lago, per poter proseguire la missione anche in altri luoghi. Al di là del racconto relativo allo spostamento, circa il quale per giunta l’Evangelista non ci offre alcun dettaglio, l’episodio sembra richiamare qualcosa di più profondo: si parla di una traversata, del passaggio da una sponda all’altra. Non è proprio così la vita umana? Anzitutto un essere traghettati da un luogo all’altro, secondo quello che Dio ha pensato per noi, di tempo in tempo, di età in età. C’è poi una traversata finale: quella dal tempo all’eternità, da questa vita al cielo, da questo mondo al Padre. In questa traversata, in ogni movimento che compiamo, dalla prima volta che siamo “messi in acqua” mediante il Battesimo, non siamo mai abbandonati a noi stessi, ma siamo sempre custoditi in una barca speciale, quella di Pietro e degli altri Apostoli, la Chiesa di Gesù. Questa barca esiste per proteggere, per custodire i discepoli e permettere loro di non fare la traversata da soli, ma in comunità e nella presenza costante del Signore, che è sempre lì. È stato chiaro Gesù, non avrebbe mai abbandonato i suoi: “sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). La configurazione geografica del lago di Tiberiade e il clima della regione sono particolarmente propensi a tempeste improvvise e violente, che agitano fortemente le acque e possono creare non pochi problemi ai naviganti. La traversata di quella notte fu segnata da una di queste esperienze. Come per i discepoli quella notte, anche le nostre traversate in questa vita possono essere burrascose e, nonostante siamo nella barca della Chiesa, possiamo facilmente vedere come essa sia sballottata da tante difficoltà: tempeste esterne e tempeste interne, dovute a persecuzioni, ostacoli, ideologie e, non da ultima, la pesante zavorra di peccati personali e comunitari che può ulteriormente appesantire la navigazione. Sconvolti dalla potenza delle onde, può capitare di non sentire sempre la presenza del Maestro, che sappiamo essere sempre lì ed avere a cuore prima di tutto la sicurezza della nostra traversata verso il porto sicuro del suo amore. Le parole del Sal 107, descrivono bene la situazione degli apostoli quella notte, come anche quella di ciascuno di noi nell’ora della prova: “Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita. Nell’angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce” (Sal 107, 27-28). Il Maestro dorme, dopo una giornata di fatica e di insegnamento. Ma nel suo stesso insegnamento aveva detto che il Regno di Dio è “come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,26-27). Anche se non se ne coglie umanamente la sensazione, egli è sempre lì, con una presenza discreta ed efficace, per farsí che il progetto della salvezza si realizzi. Siamo noi, piuttosto, a dover crescere nella certezza della fede, credendo senza vacillare e passando dalla paura delle tempeste al timore di Dio, che nella sua onnipotenza può sempre fermare la dirompenza del male.


Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)

Come si fa ad avere fede?

«Un giorno, durante un acquazzone improvviso, ci riparammo nell’ingresso di una grotta. “Come si fa ad avere fede? gli chiesi là dentro”. “Non si fa, viene”. Lei ce l’ha già ma il suo orgoglio le impedisce di ammetterlo, si pone troppe domande, dov’è semplice complica. In realtà ha soltanto una paura tremenda. Si lasci andare e ciò che ha da venire verrà»(S. Tamaro, Va dove ti porta il cuore, Rizzoli, p. 148).

Preghiera

Aiutami a fare silenzio, Signore,
voglio ascoltare la tua voce.Prendi la mia mano,
guidami nel deserto,
per incontrarci soli, Tu e io.
Ho bisogno di contemplare il tuo volto,
ho bisogno del calore della tua voce,
di camminare insieme…
di tacere, perché possa parlare tu.
Mi metto nelle tue mani,
voglio guardare la mia vita,
scoprire ciò che deve cambiare,
rendere più saldo ciò che va bene,
sorprendermi per le novità che mi chiedi.
Aiutami a lasciar da parte la carriera,
le preoccupazioni che riempiono la testa,
blocca i miei dubbi e le mie insicurezze,
aiutami ad archiviare le mie risposte prefabbricate.
Voglio condividere con te la mia vita
e verificarla accanto a te.
Vedere dove “preme forte e sicura la scarpa”
per operare il cambio.
Portami nel deserto, Signore,
liberami da ciò che mi lega,
scuoti le mie certezze
e metti alla prova il mio amore.
Per incominciare nuovamente,
umile, semplice,
con la forza dello Spirito,
a vivere fedele a Te.
Amen.

Fonte:https://caritasveritatis.blog/


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