IV di Quaresima
Dalla cecità alla vista, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita: è questo l’itinerario pasquale che il Signore ci propone. Nella grande Veglia, ormai vicina, ne faremo esperienza con i nostri sensi: in una chiesa tutta buia una fiamma brillerà, mentre acclameremo: «Cristo, luce del mondo»; e pian piano tutto lo spazio verrà illuminato, risplenderà come in pieno giorno.
Solamente una cosa ci viene chiesta per prendere parte al mistero: riconoscere, con umiltà e gratitudine, che è Dio a operare; a noi è chiesto di stupirci e metterci in ricercaquesta è l’opera di Dio. Offrire uno sguardo nuovo sulla vertiginosa profondità del mondo, alimentare una vita che arde ma non si consuma: così Dio opera in noi. Gratuitamente. Il suo agire ci accarezza, come lo sguardo di discreta e delicata compassione che un giorno si posò sul cieco nato; e da mendicanti ci trasforma in figli.
Ma noi abbiamo la possibilità di rifiutare l’opera di Dio in noi. C’è qualcosa di più oscuro dell’ignoranza, della non consapevolezza: è la chiusura. Il Vangelo smaschera la radice profonda di questo atteggiamento. Si tratta dell’idolatria, dello scambiare il Dio vivente, amante della vita, con l’immagine che di lui ci siamo fatti, o con le tradizioni che invece di custodire la fede pretendono di esaurirla.
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». (Giovanni 9,16)
Rimanere chiusi a Dio in nome di dio, del nostro dio: questo è il dramma reso manifesto dalla luce che è Cristo. il dramma: essere ciechi e dire di vedereNoi possiamo restare ad occhi chiusi e dire di vedere. Oppure comprendere di non scorgere ancora il volto del Vivente e di aver bisogno di essere raggiunti da lui.
In una rinnovata disponibilità, impareremo a riconoscere il modo con cui Dio ci viene incontro e ci guarisce. Non pretendendo di parlare solo alla nostra testa, ma facendo risuonare la nostra sensibilità. eppure Dio ci raggiunge nella nostra concretezzaRaggiungendoci nella nostra concreta esistenza. Per condurci a un’immersione sempre più profonda nella sua vita, di cui il Battesimo è simbolo. E alla grata consapevolezza, finalmente ad occhi aperti: «Credo, Signore!».
Fonte:http://www.twittomelia.it/
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