Don Marco Ceccarelli Commento I Domenica Quaresima

I Domenica Quaresima “B” – 21 Febbraio 2021
I Lettura: Gen 9,8-15
II Lettura: 1Pt 3,18-22
Vangelo: Mc 1,12-15
- Testi di riferimento: Gen 2,8-9.19-20; 6,18; 8,20-22; Es 6,4; 13,17-18.21-22; 16,35; 24,18; 26,9;
40,36; Nm 14,33; Dt 9,18; 1Re 19,5-8; Is 24,5; 51,3; 54,9-10; 63,14; 1Cr 21,1; Ger 33,20; Mt
21,31-32; Mc 16,16; Lc 22,28.43; Gv 14,30; At 2,38; 16,33; 22,16; Rm 6,3-6; 2Cor 5,17; Ef 5,26;
1Tm 1,5; Tt 3,5; Eb 2,17-18; 4,15; 9,13-14; 10,22; Gc 4,7; 1Pt 5,8-9
- La Quaresima.
- La chiamata a conversione. Questo periodo di sei settimane e mezzo che precedono la Pasqua contiene diversi aspetti di cui, probabilmente, quello predominante consiste nella chiamata a conversione. Una chiamata a conversione rivolta fondamentalmente ai cristiani, a coloro cioè che già si sono
“convertiti”, rivolti verso il Signore; che già hanno accolto la buona notizia. E tuttavia hanno ancora
e sempre bisogno di convertirsi e di fare penitenza. È quella chiamata a penitenza che Cristo rivolge
alle Chiese nel libro dell’Apocalisse e in particolare in 3,15-19, quando dice: «Conosco le tue opere
… Poiché sei tiepido, cioè né caldo, né freddo, ti vomiterò dalla mia bocca … perciò convertiti». La
Quaresima chiama i cristiani ad uscire dal torpore di una vita mediocre, dalla tiepidezza, e reindirizzarsi seriamente verso il Signore, con tutte le loro opere. È questo il senso dell’imposizione delle
ceneri all’inizio della Quaresima. - Il carattere collettivo della penitenza. Anche se la confessione dei peccati personali rimane un fatto
privato, è maturata nella storia della Chiesa l’esigenza di un atteggiamento collettivo di conversione. A partire dall’XI secolo le ceneri, destinate soltanto per i penitenti pubblici, vengono imposte a
tutti. Tutti i cristiani sono chiamati a riconoscersi peccatori e a fare penitenza, perché Ecclesia semper reformanda («sancta simul et semper purificanda»: Lumen Gentium 8). Si tratta del richiamo ad
un atteggiamento costante di conversione necessario a tutti, che viene poi sancito dalla confessione
privata. Nessuno può sentirsi esonerato da questo. Non posso dare per scontato che nella mia vita va
tutto bene; devo sempre partire dalla considerazione che probabilmente c’è qualcosa che deve essere cambiato, nel mio modo di vivere o di pensare. Se la Chiesa ci impone le ceneri e ci chiama a
conversione significa che tutti ne abbiamo bisogno, anche quando a noi potrebbe non sembrare. - Non va tuttavia dimenticato che la Quaresima è soltanto la prima parte di un intero periodo che va
dal mercoledì delle ceneri fino alla Pentecoste. Il tempo di Quaresima e quello di Pasqua costituiscono i due aspetti dello stesso mistero, vale a dire il mistero pasquale. Il mistero pasquale ha due
aspetti, la passione (e morte) e la Risurrezione (e glorificazione) di Cristo. Sono i due aspetti
dell’unico mistero che celebriamo nel triduo pasquale. Possiamo sintetizzare in un piccolo schema:
Mistero Pasquale
Quaresima Tempo Pasquale
Deserto Terra Promessa
Catecumenato Vita Cristiana
Vita terrena Vita celeste
Uomo terreno Uomo celeste
Figlio dell’uomo Figlio di Dio
- La prima domenica di Quaresima.
- Ogni anno, nella prima domenica di Quaresima, si presenta il tema del deserto con le sue prove. Il
deserto ha costituito per Israele il periodo di preparazione alla terra promessa. Dio ha portato volutamente il popolo nel deserto perché imparasse la fede (cfr. Es 13,17). Quindi il deserto con tutte le
sue prove non è né un inconveniente, né fine a se stesso, ma è necessario in funzione della terra
promessa, come la Quaresima è orientata al tempo di Pasqua. La conversione, il ritorno al Signore,il ritorno al giardino dell’Eden (rappresentata simbolicamente dalla Terra Promessa), lì dove l’uomo
viveva in comunione con Dio, passa per il deserto. - Oltre ai temi comuni della Quaresima, quest’oggi abbiamo quello proprio dell’anno “B” che richiama il battesimo, nella figura del diluvio presente nelle prime due letture. Nel diluvio muore la
vecchia creazione corrotta dal peccato perché ne nasca una nuova in cui è ristabilita l’armonia fra
Dio e l’uomo. Così nel battesimo muore l’uomo vecchio e diventiamo nuova creazione (2Cor 5,17).
Questa realtà richiede un continuo battesimo, una continua immersione del nostro uomo vecchio,
segnato dal peccato, perché appaia il nuovo. Nel battesimo il mistero pasquale è applicato a noi;
siamo uniti alla morte di Cristo per partecipare della sua risurrezione e camminare in una vita nuova
(Rm 6,4-5). La penitenza quaresimale esprime questa morte del nostro uomo vecchio; la gioia pasquale esprime il dono della vita nuova.
- Il Vangelo.
- “Nel deserto quaranta giorni”. Mc dice l’essenziale (non abbiamo le tre tentazioni presenti in Mt e
Lc). Innanzitutto Gesù è mandato dallo Spirito nel deserto. Come Israele dopo il passaggio del Mar
Rosso si trova nel deserto, così Gesù dopo il battesimo. Il deserto è segno dell’estrema precarietà
della condizione umana; indica la condizione dell’uomo sulla terra dopo che ha perso il giardino
dell’Eden. Il deserto è il contrario del giardino in cui Dio aveva posto l’uomo; è la condizione di
ostilità del suolo dovuta al peccato originale (Gen 3,17). Avendo perso il giardino, avendo rotto con
Dio, l’uomo si trova a sperimentare tutta la sua debolezza. Il deserto esprime questa condizione. Ed
è importante l’accettazione di questa condizione, in cui l’uomo finisce per avere continuamente un
satana che gli è accovacciato alla porta e che deve imparare a dominare (Gen 4,7). Il Vangelo
odierno ci mostra che Gesù entra in pieno in questa realtà umana (cfr. Eb 2,17-18; 4,15). Egli si carica di tutto ciò che significa essere uomo, cominciando dall’esperienza del deserto e della tentazione. - “Tentato da satana”. In secondo luogo Gesù, che l’evangelista Marco ci ha presentato fin dall’inizio come “Figlio di Dio” (1,1), entra nella realtà umana con tutte le difficoltà che essa comporta.
Gesù si sottopone alla tentazione perché questa è la realtà tipica dell’esistenza umana. L’essere tentato di cui si parla nel Vangelo non ha il significato – che spesso intendiamo noi – di stimolo della
concupiscenza. È piuttosto la prova, la difficoltà, insita nella nostra condizione di creature. Essere
creatura, e quindi non essere Dio, implica la precarietà, la sofferenza, la morte. Implica un limite;
quel limite che i progenitori hanno rifiutato disobbedendo a Dio. Il peccato rende l’uomo ostile a
queste realtà e di riflesso ostile a Dio. Ma l’uomo dovrebbe imparare che nonostante le sue prove
egli non è solo, perché Dio è con lui. Dovrebbe imparare che davanti a sé non c’è soltanto la sofferenza e la morte, ma c’è il Creatore. Dio vuole insegnare all’uomo la fede. E fa questo con Israele
portandolo nel deserto. Anche Gesù entra in questa dimensione accettando, prima di iniziare la missione pubblica che il Padre gli ha affidato, tutto quanto comporta l’essere uomo. Pur essendo Dio,
egli si fa uomo in tutta la sua pienezza (Fil 2,6-8). In fondo la Quaresima è proprio questa chiamata
a seguire il cammino percorso dal Dio fatto uomo nella sua discesa dal cielo fino alla morte in croce
per partecipare della sua risurrezione e ascensione al cielo. - “Viveva con le fiere e gli angeli lo servivano”. In terzo luogo appare qualcosa del giardino perduto. Nell’accettazione di questa condizione di precarietà si sperimenta anche qualcosa del giardino
perduto dove l’uomo viveva in armonia con le fiere (cfr. Gen 2,19-20), e gli angeli lo servono come
un figlio di Dio (Mc 1,13). Con Gesù si realizza la promessa di una inversione degli effetti del peccato originale annunciato in Is 51,3: «Il Signore renderà il deserto come l’Eden, e la sua desolazione
come il giardino del Signore». Il peccato aveva trasformato il giardino in un deserto; con la salvezza
di Dio il deserto ritorna un giardino. Gesù è così il nuovo Adamo che ci mostra che la strada per il
ritorno al paradiso perduto, così come la strada per la terra promessa, passa dal deserto,
dall’accettazione della nostra fragilità umana, dell’accettazione della sofferenza propria della nostra
esistenza. Al contrario, la non accettazione della nostra condizione umana è il peccato fondamentale, la superbia di volere essere dio, di non soffrire, di non morire. L’unico che veramente era Dio ha
accettato fino in fondo la debolezza umana.
Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it/
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