XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (25/07/2021)

Vangelo: Gv 6,1-15

E il miracolo nasce moltiplicando i doni

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Giovanni 6,1-15

La moltiplicazione dei pani e dei pesci è tra i miracoli più noti e amati di quelli narrati dai Vangeli, per tante ragioni, anche perché ha a che fare con il cibo, quindi con la vita della gente. I Vangeli non hanno mai trascurato la dimensione materiale della vita, che si trova spesso al centro di molti segni e miracoli di Gesù, a partire dal vino nelle nozze di Cana, il primo miracolo di Gesù nel Vangelo di Giovanni, lo stesso Vangelo che oggi ci narra dei cinque pani d’orzo e due pesci che riescono a sfamare una moltitudine.

È bella e importante la dinamica del racconto. La folla è numerosa e deve mangiare. La prima soluzione che viene in mente agli apostoli (Filippo) è quella più naturale: il mercato. Hanno duecento denari (non pochi, se pensiamo ai trenta di Giuda e ai due del Buon Samaritano), ma si accorgono che sono insuf„ficienti a sfamare la folla: «Duecento denari di pane non sono suf„ficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo» (Gv 6,7). La soluzione di mercato viene scartata perché inadeguata. Solo dopo averla presa in considerazione si passa a nuova soluzione: il miracolo. Ma, altro passaggio, lo stesso miracolo ha bisogno di una causa seconda, ha bisogno della materia (la res), che viene offerta dal dono di un ragazzo: pesci e pani. Il fatto che sia un ragazzo ci dice che quel materiale non è offerto da un ricco, un benestante, da qualcuno che lo dona come super‹fluo. No: quel cibo era il dono del necessario. Il mercato non è suffi„ciente e si passa al dono.

Perché Gesù non ha fatto il miracolo con il pane acquistato? Avrebbe potuto moltiplicare quel pane comprato nel forno e renderlo suf„ficiente per tutti. Ma non lo ha fatto. Ha voluto moltiplicare il pane e i pesci donati da un ragazzo, il pane di un povero.

ECONOMIA DI COMUNIONE.

Non possiamo inferire da questo racconto che i miracoli non avvengono dentro i mercati normali. Ne ho visti con i miei occhi molti nell’economia di comunione e in molta economia vissuta come amore e servizio, dove i pani e i pesci comprati continuano a moltiplicarsi in autentici miracoli. Ma il dono di quel ragazzo ci parla molto e forte. E ci dice molte cose.

Innanzitutto ci dice che anche Gesù ha bisogno del nostro dono per fare i suoi miracoli, ha bisogno della nostra generosità, del nostro necessario. Quando il mercato non basta, per i miracoli occorre che qualcuno, che un povero doni tutto quello che ha. Il miracolo moltiplica il necessario, non il super‹uo. Oggi vediamo pochi miracoli perché abbiamo dimenticato di donare l’essenziale. È l’ultimo pugno di farina e l’ultimo goccio d’olio quello donato dalla vedova al profeta Elia.

Questi miracoli sa farli solo il dono di tutto, senza lasciare nulla; il contratto e il mercato sanno fare molte cose, alcune anche molto belle e buone; ma se vogliamo vedere nuove primavere di Galilea dobbiamo solo aumentare i doni, e sperare che qualche altro giovane generoso – come i giovani di The Economy of Francesco – offra i suoi pani e i suoi pesci; e noi, ancora stupiti, nel vederli moltiplicati.

Fonte:https://www.famigliacristiana.it/