Laura Paladino “Vivere per la fede, agire con carità”

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)  (02/10/2022)  Vangelo: Lc 17,5-10

In quel tempo, gli apostoli dissero Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Luca 17,5-6

«Il giusto vivrà per la sua fede»: così ci ammonisce il profeta Abacuc (I lettura), offrendoci la chiave per entrare nella liturgia di oggi. La Chiesa ci invita ad approfondire il tema della fede e a interrogarci con onestà sulla nostra, su come la viviamo, su quanto sia autentica e sincera. Essa è «dono di Dio» (II lettura, Seconda Lettera a Timoteo), grande e prezioso: siamo chiamati a «ravvivarlo» quotidianamente, per «dare testimonianza» e «custodirne il buon deposito» lungo il tempo; siamo chiamati a pregare, come fanno gli apostoli, perché il Signore ci conservi la fede che ci ha donato e la «accresca in noi» (Vangelo). Non si tratta di idee e pensieri astratti, ma della concretezza della nostra vita. Tutta la liturgia insiste su questo aspetto; il Salmo 94 (Responsorio) invita a prostrarsi al Signore e ad adorarlo, consapevoli delle sue grandi opere, e a non agire come i reduci dalla schiavitù dell’Egitto, che mostrarono di non avere fede «pur avendo visto» la potenza liberatrice di Dio.

La Parola che il Vangelo ci consegna oggi è essenziale ed esigente: se avessimo fede quanto un granellino di senape potremmo ordinare a un albero di sradicarsi e buttarsi nel mare ed esso ci obbedirebbe. Non è un’iperbole, è il miracolo che compie la fede autentica! Colpisce, nelle parole di Gesù, il contrasto tra l’estrema piccolezza del seme, quasi invisibile eppure capace di dinamismo vitale (cfr. Luca 13,19, ove lo stesso seme, il granellino di senape, è usato come simbolo del Regno di Dio) e l’imponenza dell’albero evocato, il gelso o, in greco e in ebraico, anche il sicomoro, che può arrivare a più di 10 metri di altezza ed è capace, per la sua robustezza, di sopportare la presenza di animali e di uomini su di sé (cfr. Luca 19,4).

FEDE PICCOLA MA GRANDE

a fede autentica, seppure piccola, può fare grandi cose, a prima vista impossibili: può costruire il Regno di Dio sulla terra ed estirpare il male, può edificare la giustizia e la pace. È seme di bene grande ed eterno, perché ci induce a operare, dove siamo, secondo il cuore di Dio e nella cifra della gratuità con cui Egli stesso agisce: chi è mosso da vera fede compie il bene non perché spera in una ricompensa ma per il bene stesso; sa di aver ricevuto tutto da Colui che tutto dona e se ne riconosce «debitore».

È questo il senso profondo dell’invito che fa Gesù: dopo aver fatto quanto ci è stato ordinato, mentre compiamo la missione che ci è data, per la quale ogni giorno rinnoviamo il nostro impegno nel mondo, siamo chiamati a riconoscere di essere «servi inutili». L’accento è sul servizio, espressione di una fede operosa, che genera la gratitudine e la consapevolezza di essere sempre «in debito» verso Colui che è la vita e ci ha amati fino a dare sé stesso. Nel Vangelo di oggi Gesù parla ai dodici, agli «apostoli», a quanti gli sono più vicini e hanno lasciato tutto per seguirlo; proprio a loro dice che non hanno ancora fede o non ne hanno abbastanza. Se è così per loro, quanto più per noi! Gesù, «venuto non per essere servito ma per servire» (Marco 10,45), insegna che solo nella docilità a compiere quanto Dio chiede possiamo trovare il senso profondo della fede che professiamo. Siamo capaci di servire con gratuità?

Fonte:https://www.famigliacristiana.it/