XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/10/2022)
Vangelo: Sir 35,15-17.20-22; Sal 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14
Commento
Domenica scorsa abbiamo ascoltato la domanda di Gesù al termine della parabola della vedova importuna: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?”
Nella continuazione del testo di Luca troviamo oggi quest’altra parabola in cui Gesù specifica qual è la più grande opera della sua giustizia, e cioè la misericordia. Non possiamo entrare con concetti giuridici in questo ambito ma possiamo dire senz’altro che il perdono di Dio ci spetta di diritto, e addirittura lo meritiamo. Forse per meriti nostri? Forse per aver fatto qualcosa di speciale? Assolutamente no. Solo per il fatto di aver avuto nella famiglia umana un figlio di uomo che era, ed è tutt’ora, anche figlio di Dio che, notte e giorno continua a intercedere per noi (cf. Eb 7,25): Cristo Gesù.
Dietro l’immagine di questo pubblicano c’è esattamente il mistero dell’umanità di Gesù. Egli è l’unico uomo giusto che è apparso nella storia del mondo ma ha voluto assumere il grido di dolore e la supplica della nostra umanità ferita dal male e dal peccato.
Gesù è il Dio fatto uomo che è venuto a gridare misericordia per tutti noi, e che continuamente grida dal profondo del cuore di ciascuno di noi, se soltanto avessimo l’umiltà di lasciarlo parlare. A tal proposito un giorno un giovane mi disse, dopo avermi raccontato la sua vita: “Non credo di meritare il perdono di Dio, ma so che Gesù lo ha meritato per me!”.
Fonte:http://fradamiano.blogspot.com/