XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/10/2022)
Commento
Durante i colloqui individuali prima della cresima, nella mia vita passata da parroco, chiedevo sempre ad ogni ragazzo quale fosse il sogno della sua vita. Un ragazzo una volta stentava a trovarne uno, ma sotto mia insistenza finalmente elaborò il suo sogno: “arrivare a maturare la pensione”. La cosa mi demoralizzò abbastanza, ma poi ho sempre ripensato a quel ragazzo come alla vittima della spiritualità dei “diritti e dei doveri”, secondo la quale si deve andare a scuola, poi si deve trovare un lavoro, per poi avere diritto a uno stipendio; e analogamente, se c’è stata una qualche educazione cristiana, si “deve” anche andare a Messa la Domenica e si deve pregare tutti i giorni, per poi avere diritto al Paradiso. Insomma, penso che per chi non ha mai sentito dire che la vita è anzitutto un dono, che l’amore di un padre e di una madre è anzitutto un dono, e che anche la vita eterna e l’amore di Dio sono doni gratuiti, sia molto facile anelare già a 13 anni l’età del riposo, salvo poi, una volta giunti alla meta, anelare all’ “eterno riposo”.
Auguro, invece, a tutti voi, ascoltatori, l’entusiasmo e lo slancio di Zaccheo al quale il Signore, nel racconto evangelico appena ascoltato, non chiede proprio nulla, se non la possibilità di fermarsi nella sua casa.
Da un pubblicano come lui, abituato a spillare tasse dai suoi compaesani per conto dei romani, non si sarebbe potuto ottenere più di qualche spicciolo partendo dall’etica dei diritti e dei doveri. Invece, Zaccheo, si lascia toccare il cuore da Gesù perché, Gesù, si presenta a lui proprio come un dono, e non come uno che viene a chiedere il conto: “Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Qui è il Signore, anzitutto, a sentirsi in dovere. Perché l’amore lo spinge a essere presenza vicina e amica, e in questo momento a esserlo per Zaccheo, piccolo non solo di statura, ma fino a questo incontro anche nel cuore, abituato a ragionare sempre e solo di denaro. Auguro a ciascuno di voi la pazzia e la generosità di Zaccheo, possibili solo per quelli che sapranno dare casa nella propria vita alla pazzia e all’amore disinteressato di Dio per noi, rivelati in Gesù. Un’accoglienza simile ci salverà la vita.
Fonte:http://fradamiano.blogspot.com/