XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/11/2022)
Il vangelo di questa domenica (Luca 21,5-19) è costituito da un discorso di Gesù che preannuncia eventi futuri, poi puntualmente verificatisi: la distruzione del grande tempio di Gerusalemme, di cui “non sarà lasciata pietra su pietra”; la comparsa di falsi Messia (quanti filosofi e politici ci sono stati, ritenuti o sedicenti benefattori dell’umanità, in realtà maestri di menzogna, cause di tragedie a non finire); guerre tra i popoli; terribili sconvolgimenti della natura, nonché persecuzioni per i suoi seguaci. Le persecuzioni sono ancora in corso e verosimilmente ce ne saranno anche in futuro; è allora da sottolineare quanto il divino Maestro dice a chi ne è vittima: “Avrete allora occasione di dare testimonianza” e “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Una sottolineatura richiede anche una frase compresa nella seconda lettura (2Tessalonicesi 3,7-12): “Chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione”.
L’espressione può apparire provocatoria, in tempi come i nostri in cui molti non lavorano, e spesso non per scelta! La disoccupazione è uno dei gravi mali che travagliano l’Italia (e non solo): senza lavoro, ha ricordato ripetutamente il papa Francesco, non c’è dignità; e senza lavoro, specie per i giovani, la società non ha futuro. Come può, un giovane disoccupato senza prospettive affidabili, programmare una vita normale, formare una famiglia, nutrire la speranza di concorrere al bene comune? Senza considerare che la mancanza di un lavoro rischia di indurre a comportamenti negativi (l’ozio è il padre dei vizi, dicevano già gli antichi) e la mancanza di prospettive toglie anche la voglia di impegnarsi, ad esempio utilizzando in positivo il tempo forzatamente libero per cercare, con lo studio o la pratica, di acquisire nuove o migliori competenze.
Il lavoro, ha proseguito il papa, dev’essere dignitoso, perché purtroppo, specialmente quando la crisi acuisce il bisogno, aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, oppure senza il rispetto del creato, o senza il rispetto del riposo, della festa e della famiglia. E lucidamente il papa ha poi anche individuato la radice di molte storture di un sistema economico “centrato su un idolo che si chiama denaro”, suggerendo una prospettiva radicalmente diversa ed integralmente cristiana, secondo la quale è necessario togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona umana e il bene comune. L’obiettivo è che il non lavoro non sia più una dura costrizione. E’ un impegno per tutti: anche questa è misericordia.
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