Battista Borsato”Il coraggio di amare

VI Domenica di Pasqua (Anno B)  (05/05/2024)Liturgia: Atti 8,5.8.14-17; 1Pietro 3,15-18; Giovanni 14,15-21

Prima di esporre alcune mie riflessioni sull’amore che è il centro del brano del Vangelo di oggi
(“Come il Padre ha amato me così io ho amato voi”), vorrei anzitutto dire che l’obiettivo di questi
versetti del Vangelo è la gioia. L’evangelista ci viene quasi a dire che soltanto nell’amore,
nell’autentico amore si può assaporare la vera gioia. Allora sotto la suggestione di questa intuizione
sono spinto, sia a partire dalla mia esperienza con fidanzati e coppie, sia dalla mia attenta
riflessione,
a proporre alle coppie di sposi alcuni orientamenti di come pensare e vivere l’amore oggi.
 “Non confondere l’amore romantico con l’amore”. Questo rischio, o attenzione, l’ha
soprattutto rilevato con acutezza Dalai Lama nel suo libro “L’arte della felicità”. Egli fa
intuire che l’amore romantico è quell’amore che fa sognare e che viene chiamato “estasi”.
Alcuni lo chiamano innamoramento.
L’esperienza dell’innamoramento è valida e positiva, però essa è più sollecitazione,
pulsione, spinta, attrazione, che scelta di amare una persona. In quest’evento la persona
proietta sull’altro le proprie attese e vede in lui la realizzazione delle proprie possibilità e dei
propri sogni. Non si ama l’altro, ma l’immagine che di lui si è costruita. L’io perde i suoi
confini e si ritrova fuso nell’altro io. Non sono due persone distinte, ma un’unica realtà. Non
esiste l’io e non esiste l’altro: esiste solo l’amore. L’innamoramento non è un atto della
volontà, non è una scelta cosciente: è un rapimento che domina la volontà è un delirio divino
direbbe Platone. L’altro, per così dire, non esiste, è solo un pretesto per amare.
Questo amore è rischioso, perché afferma Dalai Lama e noi con lui, l’amore romantico è
vissuto come distacco dalla realtà, tende all’evasione fantastica e alla idealizzazione.
L’amore vero è cogliere la natura dell’altro, le sue propensioni, i suoi doni, per farli
crescere. Nell’innamoramento il centro è l’io mentre nell’amore il centro è l’altro. Amare
non è un fatto naturale, ne è solo un sentimento, ma una promessa, un impegno, una
decisione. “Amare, scrive Etty Hillesum, è lasciare che l’altro sia altro, sia se stesso, che
viva con la sua libertà, che sia interamente libero di inseguire le sue idee e il suo progetto.
Ad amare si impara”.
 “Non pretendere di vivere un amore perfetto e di sapersi amare nell’imperfezione”. Uno
psicanalista svizzero (Guggembuhl) ha scritto un libro. “Il matrimonio è morto, viva il
matrimonio”. Cosa sostiene questo studioso?
Egli afferma che è morto il modo vecchio di concepire il matrimonio e che sta sorgendo un
altro modo di viverlo. Egli asserisce che occorre liberarci dal complesso dell’armonia. Il
matrimonio non è qualcosa di armonioso e di piacevole bensì un luogo di individuazione

dove l’individuo entra in collisione con se stesso e con il partner, si scontra con l’altro sia
nell’amore che nel rifiuto: è così che conosce se stesso, il mondo, il bene e il male, l’alto e il
basso.
I due si sposano, o dovrebbero sposarsi, non per essere felici o essere più felici, ma per
inquietarsi l’uno con l’altro e per crescere ciascuno nella propria individualità e identità.
Amarsi è partorirsi l’un con l’altro. E come il parto è un travaglio, anche un’autentica vita di
coppia dovrà non solo accettare ma anche apprezzare momenti di tensione e di conflitto.
La visione della vita matrimoniale o di coppia in cui prevalgano l’armonia, l’aspettativa del
benessere e della felicità reciproca è uno stereotipo. Il più delle volte la ricerca di questo
stare bene insieme è sostanzialmente la pretesa che l’altro ci dia il benessere che ci manca.
Occorre saper vivere i conflitti come appelli ad amarsi meglio e di più. Essi sono tensioni
creative.
 “Mai sposarsi per amore”. Questo slogan è stato esposto in un grande manifesto a New
York
ed esprimeva il pensiero di alcuni psicologi nordamericani. Essi non intendevano spingere i
giovani a sposarsi per interesse o per convenienza, ma a sposarsi con dei progetti, con un
progetto. L’amore inteso solo come sentimento è fragile, l’inseguire un progetto invece
rende stabile la coppia.
Un altro grande filosofo ebreo Levinas sostiene che “amare è prendersi cura del progetto
dell’altro”.
Si ama non per servirsi dell’altro, ma per generare e promuovere il suo progetto. È l’altro il
centro. Ma per conoscere questo suo “progetto” dovrò guardare, riflettere, dovrò usare
l’intelligenza, e poi dovrò accompagnare l’altro, sostenerlo e quindi sarà necessaria la mia
volontà. L’amore è sì sentimento, emozione, ma anche, e soprattutto, intelligenza e volontà.
Non si nega il sentimento, ma lo si vuole appunto connettere con l’intelligenza e con
l’impegno. Anzi, a mio parere, solo l’amore intelligente tiene vivi il sentimento e
l’emozione; solo quando si è capiti dall’altro nascono e si accendono l’affetto e l’attrazione.
L’amarsi con intelligenza e volontà non è contro l’emozione o il sentimento, ma il modo per
rigenerarli. L’amore, quindi, ha una base più profonda della mera attrazione sessuale. È
unire le proprie vite, condividere dei progetti, avere un certo grado di intimità. Questo è il
fondamento su cui costruire la relazione affettiva.
Due piccoli impegni.

  • L’amore non è solo un sentimento, è promuovere il progetto dell’altro.
  • Liberarsi dal complesso dell’armonia. Il matrimonio non è sempre qualcosa di armonioso: è
    il luogo dell’individuazione.

Battista Borsato