Laura Paladino”Il seme del Regno nel nostro cuore”

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (16/06/2024)Liturgia: Ez 17, 22-24; Sal 91; 2Cor 5, 6-10; Mc 4, 26-34

[Gesù] diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga»

Marco 4,26-28

Fiorire è il verbo intorno al quale ruota tutta la liturgia di questa domenica. Siamo alle porte dell’estate, la stagione dei frutti, della pienezza multiforme e preziosa della vita: è questo il kairòs, il tempo benedetto e privilegiato, per recuperare la ricchezza delle relazioni, per la famiglia, gli amici, la cura di sé stessi e della propria spiritualità, per l’approfondimento della relazione con Dio, nel silenzio e nella contemplazione come nella bellezza di luoghi e attività che forse, ordinariamente, siamo costretti ad accantonare per la frenesia del nostro quotidiano. La Chiesa, madre e maestra, ci accompagna sapientemente nell’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni; è bello che in questa domenica centrale di giugno ci sia offerta proprio una riflessione sul Regno di Dio e sulla sua “fioritura”, pienezza dell’umano.

Il Regno è “seminato” dal Signore, fin dal principio, nel cuore di ciascuno: è il desiderio di bene, di gioia vera, di vita compiuta che ognuno di noi custodisce, scintilla dell’eterno nel tempo. Questo potente sogno, di senso e di pienezza, che vive in ciascuno e che nessuna contingenza può scalfire, è il segno che siamo fatti da Dio, perfezione e amore senza fine, a immagine sua e per Lui: «Tu ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te», pregava sant’Agostino (Confessiones).

Giusto, nella sensibilità biblica, è chi, «camminando nella fede e non nella visione, pieno di fiducia», desideroso di «abitare presso il Signore» (II lettura, 2Corinzi 5), si fa docile all’originario disegno di pienezza, pensato in modo mirabile e immutabile, come unico e perfetto orizzonte, per l’adam maschio e femmina al momento della creazione, e rinnovato fino alla fine dei tempi per ogni uomo e ogni donna, nella speciale e unica vocazione che ciascuno ha ricevuto e persegue. «Il giusto», assicura la Scrittura, «fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano: piantato nella Casa del Signore fiorirà negli atri di Dio. Nella vecchiaia darà ancora frutti» (Salmo 91, Responsorio): la sua «fiducia», ricordata da san Paolo, si realizzerà in pienezza, perché solo in Dio è la vera gioia! Egli «prende un ramoscello dalla cima del cedro e lo pianta sul monte alto»; chi si affida alle sue mani «mette rami e frutti, diventa un cedro magnifico», albero forte, stabile e rigoglioso; «sotto di lui dimorano e si riposano i volatili», simbolo semplice, nell’Antico Testamento, che dice la creatività multiforme di Dio e la cura sollecita che Egli ha per ogni sua creatura (I lettura, Ezechiele 17).

Gesù sceglie le stesse immagini e, nel Vangelo (Marco 4), le riconduce esplicitamente al Regno di Dio: il «granello di senape», il «più piccolo» e umile, diventa, mirabilmente, «più grande di tutte le piante dell’orto, e gli uccelli fanno il nido alla sua ombra». «Il Regno di Dio è come un uomo che getta il suo seme nel terreno: dorma o vegli, di notte o di giorno, germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa». Gesù fa suo il linguaggio parabolico, già presente nella Bibbia, e solo «ai suoi discepoli spiega ogni cosa»: l’intimità con Lui è la pienezza della rivelazione, la primizia e la profezia della Gioia piena che ci attende nel cielo. Già nel qui e ora della nostra esistenza terrena, tra fatiche e speranze, noi gustiamo la fioritura di una pienezza che non dipende dal nostro impegno, ma dal seme della grazia piantato in noi nel Battesimo, che ci fa “figli ed eredi”! Buona domenica!

Fonte:https://www.famigliacristiana.it/


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