P. Gaetano Piccolo S.I.”Che me ne faccio? Il rischio di buttare via il tesoro!”

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (16/06/2024)Liturgia: Ez 17, 22-24; Sal 91; 2Cor 5, 6-10; Mc 4, 26-34

«Quando guardi un bell’albero, prosperoso,
verdeggiante per le foglie, ferace di frutti, lo esalti.
Ti piace staccare qualcuno dei suoi frutti,
sederti alla sua ombra e ristorarti dal caldo:
lodi questo complesso di bellezze.
Se ti si mostrasse la radice,
non vi troveresti alcuna bellezza.
Non disprezzare ciò che è privo di appariscenza:
da lì ha tratto origine tutto ciò che ammiri»,
Agostino, Discorso 44,1

L’epoca dello scarto

Nell’epoca dello scarto tendiamo facilmente a disprezzare quello che apparentemente non serve a niente. Questo sguardo purtroppo si insinua in noi e ci porta a considerare inutili anche le persone, anzi a volte anche la nostra vita: non ci vediamo produttivi, ci sembra che nella nostra storia non ci sia niente di buono, la rileggiamo come un fallimento.

L’epoca dello scarto genera inevitabilmente gli scartati e a volte buttiamo persino noi stessi nel cassonetto dei rifiuti. Ricordiamoci allora che la Bibbia insiste nel mostrarci come Dio operi proprio attraverso la piccolezza, come faccia grandi cose attraverso quello che sembra inutile: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (1Cor 1,27). Davide è un bambino che persino il padre non considera adeguato per fare grandi cose, Maria è una fanciulla qualsiasi, un bambino senza saperlo ha con sé cinque pani e due pesci con i quali Dio sfama una moltitudine.

Piantati altrove

Questa trasformazione dell’inutile è possibile certo se lasciamo operare Dio nella nostra vita: il ramoscello quando viene staccato dalla pianta (cf Ez 17,22) pensa di morire, non sa bene che fine farà e forse sperimenta quella solitudine che gli fa intravvedere la morte. Cosa potrà fare lontano dalla pianta che lo ha generato? E invece Dio lo sta portando altrove, affinché possa fiorire meglio e dare vita a una nuova pianta.

Questa operazione la sperimentiamo talvolta nella nostra vita, quando ci sembra di essere stati recisi via, separati dalle cose che ci sembravano preziose ed essenziali, quando siamo stati portati altrove, magari per la cattiveria e l’invidia di chi ha abusato del suo potere, forse perché abbiamo pagato le conseguenze della nostra indisponibilità ad adeguarci alla corruzione e a una mentalità perversa. Ma che fine faremo? Dio è come l’agricoltore esperto che pratica la talea, ci recide per piantarci altrove, affinché possiamo fiorire in modo nuovo.

Un’opera misteriosa

L’opera di Dio è per lo più misteriosa, non la vediamo e non comprendiamo subito. Proprio come il contadino che getta il seme: si deve fidare! Per tanto tempo vedrà solo la terra brulla, dove non c’è niente. Cosa avverrà? Certamente avrà preparato il terreno, si sarà impegnato, ma adesso può solo aspettare: dorma o vegli, il seme germoglia e cresce (cf Mc 4,26). Se il contadino aprisse continuamente la terra per vedere in che condizioni si trova il seme che ha gettato, non farebbe altro che rovinare il raccolto. A volte è la nostra ansia che rischia di bruciare il seme.

La pazienza dell’attesa

Il contadino ci insegna la pazienza dell’attesa. Il testo del Vangelo di Marco che leggiamo in questa domenica usa molteplici avverbi di tempo per indicare la successione dei passaggi che occorre attraversare: primapoipoiquandosubito (cf Mc 4,28-29). Ogni cosa a suo tempo! È vero, l’opera di Dio per lo più non risponde alle nostre esigenze di immediatezza. Dio ci fa aspettare. Forse perché nel frattempo possiamo crescere nella fiducia e sviluppare i nostri desideri più autentici, forse perché è semplicemente il modo in cui Dio ci chiede di collaborare con lui. Di certo, noi abbiamo di solito un problema con il tempo.

Insignificante

Dio trasforma quello che sembra insignificante: questo è un tratto caratteristico del suo stile. Tante cose e tante persone ci sembrano come quel granello di senape (cf Mc 4,31), che all’inizio è oggettivamente il più piccolo. In quel granello di senape possiamo vedere tutti quegli aspetti della nostra vita che ci sembrano inutili. Eppure, è proprio attraverso quel granello di senape che Dio fa crescere una pianta grande e forte, capace di dare ombra a tanti uccelli che vi possono fare il nido. Quella vita che sembrava inutile è servita, nelle mani di Dio, per permettere a tante altre persone di andare avanti e trovare riparo.

Ciò che oggi appare più insignificante e inutile è proprio la Parola di Dio. Siamo abituati a dare credito a ciò che appare efficace, pratico, immediatamente utilizzabile e produttivo. Ma siamo proprio sicuri che sia quello che riempie la nostra vita e ci rende felici? Può darsi che forse stiamo buttando via, nella fretta e nell’impazienza, proprio quello che nella nostra vita potrebbe fiorire e portare frutto.

Leggersi dentro

  • Quali sono i criteri attraverso cui dai valore alle cose e alle persone?
  • Sei una persona paziente? Sai aspettare i tempi di Dio nella tua vita?

Fonte:https://cajetanusparvus.com/


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