Battista Borsato”Gesù toglie l’esclusione”

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (23/06/2024) Vangelo : Mc 5,21-43

Prima di cogliere alcuni sorprendenti messaggi racchiusi in questi episodi di Marco, vorrei gettare
uno sguardo sulla realtà dei miracoli di Gesù. Nella nostra educazione cristiana i miracoli
formavano il centro del nostro credere. In essi Gesù appariva come il potente, che di fronte a
situazioni ritenute impossibili, compiva gesti sbalorditivi che meravigliavano tutti. In realtà questi
“miracoli” non dovevano essere così evidenti se molti non si lasciavano attrarre da Gesù e dal suo
messaggio. Erano eventi che interrogavano i presenti e soprattutto i suoi discepoli che si
domandavano: “Chi è costui che anche il mare e il vento gli obbediscono?”. Avvertivano un
significato al di là dell’evento stesso: è questo significato che ora gli studiosi cercano di capire, di
interpretare.
A questo riguardo c’è oggi una vivace discussione sul senso e sulla realtà dei miracoli di Gesù. C’è
chi tende a negarne la storicità, almeno come essi sono raccontati dagli evangelisti, e dire che sono
fatti puramente simbolici quasi una specie di “parabole forti” per sottolineare il suo insegnamento e
la radicale novità del suo messaggio.
Al contrario c’è chi si aggrappa con caparbietà a un Gesù taumaturgo che per manifestare la sua
onnipotenza e generare attrazione e timore, operava gesti miracolistici e prodigiosi.
Tra questi due estremi si sta facendo strada un’altra opinione. Senza voler negare la possibile
storicità dei miracoli, il miracolo nei Vangeli non sarebbe il “segno dell’onnipotenza”, bensì il
“segno scandaloso” di Gesù che vuole rompere con le idee acquisite, con i sistemi costituiti e
intende spezzare barriere sociali e morali.
Giovanni nel suo Vangelo, appunto non parla di miracoli, ma di “segni”. Il segno indica la direzione
verso cui andare. Gesù, per esempio, che cambia l’acqua in vino è il segno che si deve passare da

una religione del dovere e della legge ad una religione del desiderio, della passione di cui il vino è il
segno.
Mi piace la posizione del biblista Bruno Maggioni. Egli sostiene che i miracoli di Gesù sono
finestre aperte verso il futuro, verso cui la Chiesa e noi discepoli siamo chiamati a dirigerci.
Sicuramente non erano segni di “onnipotenza”. Gesù si sente pienamente uomo come tutti e voleva
essere una persona non sopra, ne più degli altri (potenza) ma insieme con gli altri (condivisione).
Più volte di fronte alla richiesta degli avversari di compiere prodigi Gesù l’ha rifiutata come una
tentazione di origine satanica.
Allora, pur riconoscendo la difficoltà di sapere in che cosa consistessero i “miracoli” di Gesù è
meglio considerarli delle “parole forti”, dei “gesti profetici” che devono indirizzare le nostre scelte,
soprattutto quelle della Chiesa, e che ci invitano a ospitare la novità sconcertante del suo modo di
pensare. Vogliamo ora cogliere alcuni messaggi che si affacciano in questi due episodi-
 “Ora una donna che aveva perdite di sangue da dodici anni…venne e toccò il suo
mantello”.
Intanto è una donna che ha il coraggio di andare da Gesù e l’ardire di toccarlo. Le donne
nella cultura del tempo non contavano. Non potevano parlare nell’assemblea, non era
consentito di diventare rabbini e neppure di leggere la Torah, la parola di Dio, perché
leggendola l’avrebbero inquinata. È rimasto famoso il detto di un rabbino: “Meglio bruciare
la Torah piuttosto che una donna la legga”. Un uomo poteva nel matrimonio ripudiare la
donna per qualsiasi motivo, la donna mai: era proprietà del marito che poteva disporne a suo
capriccio.
Addirittura la donna non veniva reputata degna di essere pienamente partecipe del popolo
eletto perché non poteva avere la circoncisione. Ne faceva parte attraverso il marito e così
ancora di più sentiva il peso della sudditanza e della sua capricciosità.
Gesù accettando di essere toccato e di guarire una donna ha voluto protestare contro questa
legge maschilista e soprattutto contro una legge religiosa discriminante. Il fatto che una
donna impura (le perdite di sangue la rendevano inquinata) abbia il coraggio di toccare
Gesù, che secondo la religione, diventava pure lui impuro, significa che questa donna aveva
intuito che Gesù era una persona diversa e che il Dio che predicava era per tutti soprattutto
per gli esclusi. Gesù conferma questa giusta intuizione della donna con la sua guarigione.
In tutto il Vangelo Gesù dà spazio e attenzione alle donne, sostiene la loro assoluta parità
con gli uomini, e le fa partecipi della sua rivelazione, basti pensare alla Maddalena a cui
viene data la missione di annunciare Gesù risorto. Questo annuncio, il più incredibile e
sorprendente, non viene affidato a un uomo, neppure a Pietro, ma ad una donna, forse
addirittura ritenuta peccatrice.
Con questa guarigione Gesù annuncia un Dio che non emargina nessuno, anzi è vicino ai
poveri e agli esclusi, addirittura un Dio che si lascia toccare da chi, secondo la religione
giudaica, è considerato impuro!
 “E disse di darle da mangiare”. È un particolare quasi insignificante in questo episodio così
movimentato e drammatico, ma carico di significato. Gesù non pensa solo all’anima, allo
spirito, pensa anche al corpo. Ama l’uomo nella sua interezza. Egli di fronte alla folla
estenuata per la fame dirà ai discepoli: “Date voi stessi da mangiare”. Non tocca a Dio
procurare il pane, tocca all’uomo. Non è mestiere di Dio sfamare le persone, è mestiere
dell’uomo. Se c’è la fame non è colpa di Dio, ma dell’uomo, del suo egoismo, delle sue
cattive politiche.
Per sfamare i popoli non bastano i gesti di assistenza e di benevolenza occorre cambiare le
regole del gioco politico. È la politica il luogo per fare scelte di liberazione e di giustizia. Mi
piace ricordare una espressione di Giorgio La Pira riportata nella prolusione della
Conferenza episcopale italiana del maggio scorso dal Card. Bassetti: “La politica non è una
cosa brutta……è un impegno di umanità e santità”.

Due piccoli impegni.

  • Gesù guarendo la donna ritenuta impura protesta contro una religione discriminante.
  • Sfamare le persone non è mestiere di Dio, ma dell’uomo.

Battista Borsato


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