Don Paolo Zamengo “Occhi che si cercano”

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/10/2022)

Vangelo: Lc 19,1-10

“Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando”. Si può entrare in una città da turisti svagati, distratti,
attraversare ma non entrare.
Ma non è così nel vangelo di oggi. Zaccheo sembra fare di tutto per attirare l’attenzione. Lui capo dei pubblicani, non semplicemente uno dei pubblicani, è un capo. Decisamente inopportuno per uno del suo rango salire su un albero. E chi mai avrebbe pensato che un capo dei pubblicani provasse interesse per Gesù? Cosa poteva averlo spinto a fare un gesto simile.
“Cercava di vedere chi fosse Gesù”. È il desiderio che spinge, è il desiderio che lo fa esagerare, è il
desiderio che gli fa inventare una specie di appostamento. Zaccheo cerca Gesù. Quando
impallidisce il desiderio, tutto diventa staticità. E’ il desiderio che lo fa correre avanti: “corse
avanti” è scritto nel nostro racconto. Se a volte abbiamo l’impressione della immobilità della
nostra vita, non sarà perché non abbiamo coltivato il desiderio?
Zaccheo voleva incontrare Gesù di persona. E’ scritto: “Cercava di vedere chi fosse Gesù”. Gliene
avevano parlato. Ma chi era veramente Gesù? Non cercava l’aspetto esteriore e nemmeno gli
bastavano le parole degli altri su Gesù. E’ il desiderio di capire che cosa veramente abita nel cuore
di un altro.
Si incrociano gli sguardi di Zaccheo e di Gesù. Se non si incrociano non succede nulla. Si
incrociarono perché anche Gesù era abitato dallo stesso desiderio. Ed ecco anche il desiderio di
Gesù corre. I desideri hanno fretta. “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua”. Non gli ha detto nient’altro.
Anche Gesù è fuori posto nel farsi invitare nella casa di un impuro! Chi va in casa di un pubblicano
diventa lui stesso impuro. E tutti lo pensano: Gesù è fuori posto, è nel posto sbagliato! Tutti, è
scritto nel vangelo. Tutti a pensarlo fuori posto, nella casa di un peccatore.
E la casa? La casa nominata tre volte nel breve racconto. La casa diventa il luogo del passaggio
della salvezza: “Oggi voglio fermarmi a casa tua. Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. La
tavola di una casa è il luogo della salvezza… La casa del peccatore, dove Gesù sta a tavola
liberamente, allegramente. Dove si trova bene, in armonia con la sua missione che era di cercare
chi era perduto.
Per Gesù diventa luogo di salvezza la casa, il luogo del convivere insieme. Penso alla tavola, penso
all’allegria nella casa di Zaccheo, penso a una festa. A me sembra che sia venuta, anche come
chiesa, l’ora di dire “Devo fermarmi a casa tua”.
“Devo”: è una spinta del cuore. “Devo” dice Gesù, devo fermarmi! Dio deve cercarmi, deve farlo
per un suo intimo bisogno: a Dio manca qualcosa, manca Zaccheo, manca l’ultima pecora, forse gli
manco anch’io.