Natale del Signore – Messa della Notte (25/12/2022) Vangelo: Lc 2,1-14
La lampada della nostra piccola fede ci ha guidati fin qui anche
quest’anno. “Troverete…:” hanno detto gli angeli che avevano
incendiato il cielo di luce. Anche le pecore avevano gli occhi
splendenti come stelle in quella notte di Palestina.
Come se tutto cambiasse, come se cambiasse il mondo. “Troverete…”. Trovare verbo di attesa, ma
anche di consolazione. Nella vita si cerca ma non sempre si trova. Noi troveremo?
Ebbene questa parola sulle labbra degli angeli era senza punto interrogativo, era un esclamativo.
“Troverete!”, una certezza! E cosa? Una cosa che vorremmo tutti trovare è un poco di gioia e di
serenità. La troverete: “Troverete un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia”. Ora sapevano dove
cercarlo.
Ma i pastori si chiedevano come potesse la felicità stare in una mangiatoia. Quella notte i loro passi
non furono solo dagli ovili del gregge alla grotta, avanti e indietro: in loro, dentro di loro, c’erano altri
passi che sono una rivoluzione. Da un modo di vedere Dio e un altro modo di vedere Dio, da un modo
di vedere il mondo a un altro modo di vedere il mondo.
Quella notte ci fu una rivoluzione! Turbinio di pensieri nel cuore della giovane madre perché a Maria
l’angelo aveva parlato di un trono per il figlio, ma il figlio nasce in una stalla e per trono ha una
mangiatoia. Cambiava tutto. Che nascesse bambino e in una stalla colui che l’angelo aveva chiamato
Figlio dell’Altissimo era una rivoluzione.
Che cosa si saranno detti Maria e Giuseppe al vedere il Bambino venuto alla luce? Venuto alla luce
Colui che è la luce del mondo. E chi vedono arrivare? Dei pastori. Eppure, anche gli occhi dei pastori
erano sgranati e pieni di luce. C’era una bontà umile, umile come le loro pecore e il loro umile belare.
Forse ci vuole questa umile bontà per trovare: “troverete”!
Se ci crediamo chissà chi, non ci è dato trovare. Trovare è un verbo che invita a guardare in basso. Ce
lo ha ricordato papa Francesco: “Per capire la realtà della vita, bisogna abbassarsi come ci abbassiamo
per baciare un bambino. I bambini ci insegnano questo”.
I presuntuosi non possono capire la vita, perché non sono capaci di abbassarsi. E se capissimo, se io
capissi, che la felicità la trovo abbassandomi, in quel “basso” su cui Dio, nella sua nascita nel presepe,
ha messo il sigillo e ha messo il suo splendore e lo ha voluto abitare!
Per dire a tutti noi: “Abbassatevi, inchinatevi, io sono qua. In basso c’è il segno della vita. Onoratela
nei piccoli, negli scartati della storia, onoratela nelle piccole cose. Io sono uno che non ha trovato
posto, onorate e inchinatevi davanti a coloro ai quali una società non vuole dare posto. Per la mia
nascita non c’era posto e, appena nato, mi sono trovato migrante per sfuggire all’odio e alla violenza”.
Una terra è vera patria ed è veramente felice quando, come nelle nostre case, ci si stringe per fare
posto. E siamo grati a Dio che si è abbassato perché non ci prendesse la paura di guardarlo in basso.
Per amore si è fatto uno di noi, piccolo. Fermiamoci davanti al presepio. Pensiamo al viaggio di discesa
di Gesù.
Ricordo l’emozione che mi prese, anni fa, nel mio primo viaggio pellegrinaggio in terra santa, una sera
al tramonto, a Betlemme. Avevo gli occhi persi nel rosseggiare dolce e silenzioso degli orizzonti e
davanti a me l’incendio del cielo.